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La bellezza si specchia nell'acqua: alla scoperta della Giudecca e di San Giorgio Maggiore

La bellezza si specchia nell'acqua: alla scoperta della Giudecca e di San Giorgio Maggiore

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L’itinerario propone la visita di Venezia dal fronte acqueo della laguna sud, attraversando le isole della Giudecca e di San Giorgio Maggiore, e termina con la visuale della città e della sua laguna dall’alto dei 75 metri del Campanile di San Giorgio. L'itinerario può iniziare da una qualsiasi delle sue tappe e può avere di conseguenza durata e lunghezza variabili a seconda delle proprie esigenze.

È bene sapere che la Città di Venezia, dal 2017, ha lanciato la campagna di sensibilizzazione #EnjoyRespectVenezia per la promozione di un turismo sostenibile. Vi chiediamo di mantenere sempre comportamenti responsabili e rispettosi della città, tra cui:

    • Non sostate sui ponti
    • Camminate mantenendo la destra 
    • Comprate merce dai rivenditori autorizzati 
    • Rivolgetevi a guide turistiche autorizzate.


 

  • Durata: 4 ore - 4.30 + 1 ora di visita di un museo o mostra espositiva a scelta
  • Lunghezza: 8 km
  • Spostamenti: A piedi e in vaporetto o con altri mezzi di trasporto acqueo
  • Periodo consigliato: Tutte le stagioni
  • Accessibilità Bambini:
  • Disabili: Parziale
  • Partenza: Pizzale Roma / Stazione Santa Lucia - Sestiere Santa Croce
  • Arrivo: Isola di San Giorgio Maggiore - Sestiere San Marco
  • Sestieri: Santa Croce – Dorsoduro – San Marco
  • Interconnessione con altri itinerari: Dorsoduro, sestiere d'arte: dalle origini veneziane alla contemporaneità internazionale. Interconnessione da chiesa dei Carmini oppure Fondamenta delle Zattere


L'isola della Giudecca dall'alto

La Giudecca immortalata dall'alto dal campanile di San Giorgio Maggiore


 

Partenza: Piazzale Roma / Stazione Santa Lucia – Scuola Grande dei Carmini

I punti di partenza o di arrivo sono Piazzale Roma o la Stazione Santa Lucia, a seconda di quale direzione si prenda, fermo restando che il percorso si può iniziare da ogni tappa.
Una volta giunti a Piazzale Roma dirigetevi verso destra in Fondamenta Cossetti dove si innestano i Tre Ponti, in legno e in pietra, che scavalcano i tre rii. Proseguite dritti prendendo Fondamenta dei Tre Ponti, Fondamenta del Pagan, attraversate Ponte de la Cazziola, proseguite dritto in Fondamenta Cazziola, attraversate il Ponte de Ca’ de Rizzi e proseguite per Fondamenta San Marco. Andando dritti attraversate il ponte in ferro (Ponte dei Ragusei) fino a giungere in Calle Contarini, dove svoltate a destra in Calle dei Ragusei, alla fine della calle svoltate leggermente a sinistra in Fondamenta Foscarini e attraversate il Ponte Foscarini che porta direttamente in Campo dei Carmini

Qui si trova la maestosa chiesa di Santa Maria del Carmelo, nota come chiesa dei Carmini, realizzata a partire da fine Duecento per volontà dei Frati Carmelitani giunti in città a metà dello stesso secolo. La chiesa nel corso dei secoli ha subito numerose modifiche, anche se all’interno è ancora ben riconoscibile l’impianto trecentesco a tre lunghe navate con semplici capitelli, sostenute da una doppia fila di dodici colonne monolitiche. All’interno invece i semplici elementi originari dell’edificio (colonne monolitiche e catene lignee) convivono con la ricca decorazione sei-settecentesca con rivestimenti lignei e sculture dorate, che incornicia i 24 dipinti con episodi riferiti all’ordine dei Carmelitani, in successione sopra gli archi. 

Costeggiando il lato sinistro della chiesa e imboccando Calle della Scuola arriverete nella parte finale di Campo Santa Margherita dove troverete la Scuola Grande dei Carmini, l’ultima delle Scuole Grandi di Venezia, confraternite di devozione e assistenza, diventate oggi complessi monumentali ricchi di eccezionali tesori artistici. La scuola ottenne il riconoscimento di “Scuola Grande” dal Consiglio dei Dieci della Serenissima nel 1767. Al suo interno, nella Sala del Capitolo, dove i confratelli si riunivano in assemblea, Giambattista Tiepolo dipinse tra il 1739 e il 1749 le nove tele del soffitto raffiguranti al centro la Vergine in gloria. 

Da Campo dei Carmini è possibile congiungersi all’itinerario Dorsoduro, sestiere d'arte: dalle origini veneziane alla contemporaneità internazionale.

Informazioni utili: 

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Scuola Grande dei Carmini

La Scuola Grande dei Carmini, l'ultima delle Scuole Grandi di Venezia


 

Tappa 1: Campo dei Carmini – Chiesa di San Sebastiano

Da Campo dei Carmini svoltate a sinistra e percorrete Fondamenta del Soccorso, proseguite dritto svoltando in Fondamenta San Sebastiano per poi attraversare il secondo ponte, Ponte de San Sebastiano, che porterà direttamente in Campo San Sebastiano.

La chiesa di San Sebastiano è tra gli edifici sacri più insigni di Venezia, in quanto ospita al suo interno il più vasto ciclo pittorico sacro ad opera di Paolo Caliari, detto il Veronese e conserva anche le spoglie del pittore (a sinistra del presbiterio).
Fondata come parte del monastero dai frati Gerolamini in epoca trecentesca, la chiesa subì diversi interventi di ampliamento che le conferirono l’attuale conformazione, tra 1505 e 1548, sotto la direzione di Antonio Abbondi detto lo Scarpagnino.
La facciata della chiesa richiama lo stile classico, dato dalla presenza del grande timpano sormontato dalle statue di tre santi, con Sebastiano al centro, e da colonne corinzie binate che inquadrano le monofore e il rosone circolare.  
Il prospetto laterale, così come il campanile, sono coerenti nella semplicità di stile, rafforzata dal rivestimento in mattoni faccia a vista. 
L'interno è un tipico esempio di chiesa rinascimentale ad una sola navata, con presbiterio quadrato che si conclude in un'abside semicircolare, coperto da una cupola e affiancato da due cappelle. Nell'interno lo spazio sacro vero e proprio è preceduto da un atrio sul quale è collocato il coro che si prolunga con due ali per costituire un corpo sotto il quale si aprono sei cappelle, tre per lato. 
Nell’atrio vi è un piccolo altare che ospita una pala di Tiziano raffigurante San Nicolò.

L’intervento del Veronese avvenne in tre fasi; la prima, nel 1555, con la decorazione del soffitto piano suddiviso a comparti della sagrestia con L’incoronazione della Vergine, Evangelisti e putti. Alle pareti della sagrestia si svolge inoltre una sequenza di dipinti della bottega di Bonifacio Pitati, dove sono rappresentate scene dell’Antico Testamento.
Successivamente il Veronese si dedicò alla decorazione del soffitto della chiesa, anch’esso piano e suddiviso in comparti, che si protrasse fino al 1556 e dove dipinse tre Storie della Regina Ester
Il secondo intervento ebbe luogo tra il 1558 e il 1559 con gli affreschi nella parte superiore della navata centrale, il coro dei frati e gli sportelli dell’organo e il parapetto, dipingendovi episodi della vita di Gesù.
Infine, probabilmente tra 1559 e 1561, avvenne l’esecuzione della grande pala d’altare nella Cappella Maggiore con la Vergine col putto in gloria e in basso San Sebastiano, San Pietro e Santa Caterina e San Francesco. I due teleri laterali raffiguranti due Episodi della vita di San Sebastiano vennero completati nel 1565.
La chiesa conserva anche altre opere di Paris Bordone, Jacopo Sansovino, Jacopo Palma il Giovane, Andrea Vicentino, Alessandro Vittoria e Andrea Schiavone.
Curiosità: Nella grande pala d’altare, San Francesco ha il volto di Fra’ Bernardo Torlioni, priore dei Gerolamini e amico del Veronese.

A sinistra della facciata della chiesa, dove anticamente sorgeva il convento di San Sebastiano, si trova l’ingresso alla facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università Ca' Foscari, realizzato da Carlo Scarpa tra il 1979 e il 1980. Tutto il prospetto rivisitato dallo stile raffinato di Scarpa richiama la classicità della chiesa accanto ed esalta la preziosità dell’effige quattrocentesca di San Sebastiano.

Si segnala poco più avanti un’altra chiesa visitabile: la chiesa dell’Angelo Raffaele
Da Campo San Sebastiano costeggiate la chiesa, mantenete la destra per giungere in Campazzo San Sebastian dove si apre Campo de l’Anzolo Raffaele, un campo rialzato che presenta due vere da pozzo: la prima in pietra d’Istria riporta la data 15 luglio 1349 e lo stemma della casata degli Arian mentre la seconda vera da pozzo, situata in Campo drio el Cimitero, è invece di epoca rinascimentale.
La chiesa dell’Angelo Raffaele è una delle otto chiese fondate dal vescovo di Oderzo, risalente al 1193 e successivamente demolita e ricostruita nel 1618-1693. Al suo interno, sul parapetto dell’organo settecentesco posto sopra l’ingresso dal rio, si trovano cinque dipinti attribuiti a Gian Antonio Guardi o al fratello Francesco.
Una curiosità riguarda il suo posizionamento: in origine la chiesa era orientata trasversalmente e, nella successiva ricostruzione, si decise di orientare la facciata verso il Rio de l’Anzolo Rafael con l’obiettivo di assegnare alle due chiese una maggiore identità urbana. La chiesa dell’Angelo Raffaele, infatti, è rivolta verso il rio e verso il quartiere dei Mendicanti, mentre la facciata della chiesa di San Sebastiano è rivolta verso San Barnaba. L’esterno della chiesa è rimasto incompiuto, solamente la facciata principale che dà sul rio è stata completata con ornamenti semplici. 

Informazioni utili:

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Chiesa di San Sebastiano

Nella chiesa di San Sebastiano viene custodito il più importante ciclo pittorico di Paolo Caliari, detto il Veronese


 


Tappa 2: Chiesa di San Sebastiano – Squero Domenico Tramontin & Figli - Fondamenta delle Zattere

Dalla chiesa di San Sebastiano tornate indietro, attraversate dunque il Ponte de San Sebastian e ricongiungetevi a destra con la Fondamenta de San Basegio per poi svoltare a sinistra in Calle de la Chiesa
In prossimità di Campiello dei Morti c’è l'ingresso per visitare lo Squero Domenico Tramontin & Figli, uno degli ultimi in città, specializzato soprattutto nella costruzione delle gondole. Se salite sul Ponte Sartorio potrete vedere il cantiere all’opera. Il nome squero deriva dalla parola “squadra”, o “squara”, che serviva ai carpentieri per fabbricare le imbarcazioni. La struttura dello Squero Tramontin corrisponde alla tipologia classica dello squero veneziano: un affaccio sul rio; un piano inclinato digradante in acqua che consente l’alaggio e il varo delle barche a fondo piatto; una “tesa” (capannone in muratura tamponato su tre lati a pianta longitudinale con tetto a capriate) dove realizzare le lavorazioni degli scafi al coperto; uno spazio scoperto per il ricovero delle imbarcazioni e un magazzino per il tavolame da costruzione. Lo storico squero è stato fondato nel 1884 da Domenico Tramontin, che aveva appreso l’arte di costruire le gondole allo squero Casal in Rio dei Servi a Cannaregio. Quest’ultimo è ricordato per aver introdotto importanti innovazioni formali e costruttive alla gondola talmente efficaci da essere ancora in uso. Nel 2018 lo squeraiolo Roberto Tramontin, nipote di Domenico, è scomparso e le figlie Elena ed Elisabetta hanno rilevato l’attività della famiglia: una storia che prosegue da quattro generazioni.

Ricordiamo che il legno era una materia primaria essenziale per la Serenissima, utilizzato per le costruzioni di navi all’Arsenale e per barche più piccole negli squeri, per consolidare le rive, per le fondamenta, per le vetrerie e per il riscaldamento delle abitazioni. Il legname pregiato proveniva da tutte le aree boschive della pianura Veneto-Friulana e giungeva a Venezia attraverso le grandi zattere che navigavano i fiumi:

    • i faggi provenivano dal Bosco del Cansiglio, soprannominato foresta “da remo”, e servivano alla costruzione di lunghi remi per le galee;
    • le conifere provenivano dal Cadore, dal Vanoi o da Primiero
    • gli abeti dell'Altopiano di Asiago giungevano a Venezia lungo il Brenta;
    • il legname della pianura vicentina arrivava a Chioggia attraverso il Bacchiglione; 
    • il legno dalla Lessinia, dal Veronese e dal Tirolo giungeva in laguna attraverso l’Adige.

Per proseguire l’itinerario ripercorrete in senso contrario Calle de la Chiesa, svoltate a sinistra in Campo San Basegio, attraversatelo diagonalmente e prendete Calle del Vento. Qui arriverete all’inizio di Fondamenta delle Zattere, una lunga fondamenta che si estende da San Basilio e costeggia tutto il Canale della Giudecca, terminando a Punta della Dogana. Il suo nome deriva dal termine “zattere”, perché qui giungevano i tronchi e i legnami trasportati lungo i fiumi caricati su zattere, appunto. Ricordiamo che da questo punto è possibile congiungersi all’itinerario Dorsoduro, sestiere d'arte: dalle origini veneziane alla contemporaneità internazionale.

Da qui prendete il vaporetto all’approdo San Basilio B alla volta dell’isola di Sacca Fisola, dove con una breve passeggiata arriverete all'isola della Giudecca. Oppure, dall'approdo di San Basilio salite sul vaporetto che vi oprta direttamente alla Giudecca (fermata Palanca), proseguendo poi verso l'isola di San Giorgio Maggiore.  

Informazioni utili:

  • Squero Domenico Tramontin & Figli: per visite guidate consultare il sito web ufficiale https://www.tramontingondole.it/
  • Vaporetto: Fermata San Basilio B: linea 2 in direzione Sacca Fisola B (3 minuti di vaporetto)

 

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Fondamenta delle Zattere

La Fondamenta delle Zattere



Tappa 3: Isola della Giudecca - Chiesa dei Santi Cosma e Damiano

Attraversando il Canale della Giudecca con un mezzo di trasporto acqueo si raggiunge l’isola della Giudecca, detta anche Spinalonga per la sua forma stretta e allungata.
L’origine e il significato del nome "Giudecca" non è chiaro. Per alcuni il termine deriverebbe dai molti ebrei, all’epoca chiamati giudei, che vivevano in quest’area prima del XIV secolo. Per altri il termine "Giudecca" avrebbe invece origine dalla parola Zudegà - in italiano “giudicato” – con il quale nel IX secolo vennero concessi terreni in risarcimento ad alcune famiglie nobili prima esiliate e bandite da Venezia.

L’isola della Giudecca era luogo ideale per depositi e magazzini delle merci provenienti dal porto di Malamocco e dalla terraferma e poteva contare su una vita commerciale, artigianale e aristocratica propria. Sui vasti terreni dell'isola sorsero giardini, orti, monasteri, conventi, accademie letterarie e filosofiche. Inoltre, in passato, i patrizi veneziani costruivano qui le loro ville, i casini, strutturati come delle case di città e di campagna con ampi giardini e orti verso sud destinati a brevi soggiorni, specie d’estate. L’isola perse la sua connotazione agli inizi dell'Ottocento con la soppressione degli ordini religiosi e la caduta della Serenissima, fino a diventare sede di caserme, carceri, fabbriche, e quartieri operai. Nel corso degli anni sono state molte le attività finalizzate al recupero e alla riqualificazione di alcune aree dall'isola, oggi sede di numerosi atelier, showroom, gallerie, fondazioni e mostre contemporanee.     

Dal Ponte dei Lavraneri proseguite dritti in Calle Priuli, attraversate Campiello Priuli e Ponte Priuli per continuare in Fondamenta de le Convertite dove si trova la chiesa ed ex convento di Santa Maria Maddalena, che dal 1857 è sede del carcere femminile della Giudecca. Alla fine della fondamenta attraversate Ponte San Cosmo o del Lagoscuro e arriverete in Campo San Cosmo dove troverete l’ex chiesa dei Santi Cosma e Damiano, costruita a partire dal 1481, consacrata nel 1583 e chiusa al culto con l'attiguo convento dal 1800. La chiesa fu adibita nel corso degli anni a caserma, ospedale e fabbrica di sale. Nel 1886 divenne un opificio per la produzione di filati e infine fu convertita a fabbrica di maglieria appartenente alla famiglia tedesca Herion.
Oggi il complesso conventuale, dato in concessione al Comune di Venezia negli anni ‘90, è in parte sede di residenze pubbliche, uffici e ampie sale, mentre il chiostro ospita dodici attività artigianali. Raccomandiamo una visita al chiostro dei Santi Cosma e Damiano, oggi divenuto centro d’arte e artigianato ad accesso libero cui si accede da una porta in ferro sulla destra oltrepassata la chiesa. I laboratori artigianali attorno al porticato si dedicano alla lavorazione del metallo, decorazione del vetro, produzione di essenze e profumi, grafica, produzione e decorazione di carta, rilegatura e restauro del libro, arte della maschera e forme di artigianato contemporaneo legato alle nuove tecnologie informatiche. 

Informazioni utili:

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Artigiano nel Chiostro dei Santi Cosma e Damiano

Uno degli artigiani che ha il proprio laboratorio nel Chiostro dei Santi Cosma e Damiano



Tappa 4: Chiostro dei Santi Cosma e Damiano - Chiesa di Sant'Eufemia - Molino Stucky - Fortuny Showroom and Factory

Uscite dal chiostro dei Santi Cosma e Damiano ritornate verso sinistra in Campo San Cosmo, proseguite a destra per Fondamenta del Rio de Sant’Eufemia (la fondamenta a destra del Ponte San Cosmo o del Lagoscuro). Continuate dritti fino a raggiungere il Canale della Giudecca e, subito alla vostra destra, troverete Campiello Sant’Eufemia.

Qui sovrasta l’imponente chiesa di Sant’Eufemia, la più antica per fondazione tra le chiese dell'isola, risalente al IX secolo e più volte rimaneggiata nel Cinquecento e Settecento. All'Ottocento risale il portico della fiancata sinistra, realizzato con colonne doriche risalenti all’antica chiesa, ormai demolita, dei Santi Biagio e Cataldo. L'interno presenta un impianto veneto-bizantino a tre navate e conserva opere antiche, mentre il soffitto si caratterizza per una serie di affreschi che narrano la storia di Sant’Eufemia. Inoltre la cappella di Sant’Anna, a destra dell’altare maggiore, conserva le urne con il corpo della beata Giuliana da Collalto, la cui cassa originale è custodita al Museo Correr. Raccomandiamo una visita al piccolo chiostro da cui si accede dalla navata laterale destra. 

Da qui si propone di raggiungere l’ex Mulino Stucky: attraversate il Ponte di Sant’Eufemia a sinistra e percorrete tutta la Fondamenta San Biagio con le sue case e palazzi databili dal Quattrocento al Settecento. La fondamenta fu consolidata per l'attracco delle grandi navi e alla fine dell’Ottocento furono piantati anche degli alberi. In passato lungo la fondamenta vi sorgevano importanti industrie tra cui: la fabbrica di acconcia-pelli della ditta Pivato, l’ex fabbrica della birra, i magazzini Vendramin, risalenti al Quattrocento, dove si conservavano sale e carbone, e la Fabbrica di tessuti Fortuny, l’unica ancora in attività. Alla fine della fondamenta noterete la struttura dell’ex Mulino Stucky, vasto complesso industriale costituito da più corpi di fabbrica dove un tempo sorgeva il duecentesco convento dei Santi Biagio e Cataldo, demolito nel 1882. Nel 1896 l'imprenditore Giovanni Stucky decise di ampliare la fabbrica costruendo un enorme edificio in mattoni a vista che richiamava i caratteri propri dell’architettura nordica. La fabbrica divenne un simbolo di espansione industriale della città con più di 1500 operai fino al 1954, anno in cui la produzione fu cessata. Negli anni Novanta furono avviati i lavori di recupero della fabbrica, seguiti nel 2003 da un incendio che devastò parte dello stabile. Successivamente la struttura è diventata un hotel di lusso e area congressuale.
In questa fondamenta si trovano anche un'eccellenza della Giudecca: il Fortuny Showroom and Factory, visitabile su prenotazione.

Alla fine della fondamenta noterete il Fortuny Showroom and Factory, fondato da Mariano Fortuny y Madrazo, nato in Spagna da una rinomata famiglia di artisti. Fortuny si trasferì a Venezia nel 1889. Il laboratorio in cui Fortuny lavorava inizialmente con la moglie Henriette Negrin, sua compagna di lavoro e ispirazione artistica, si trovava a Palazzo Pesaro degli Orfei, oggi conosciuto come Museo Fortuny, in campo San Beneto (indicato nell’itinerario Passeggiata tra Campi e Calli: da Cannaregio a San Marco attraversando il Ghetto Ebraico). Successivamente nel 1921, per ospitare una produzione su larga scala, Fortuny spostò la produzione nell’attuale fabbrica della Giudecca. Interessato anche alla scienza, all’arte e alla tecnologia, fu inventore della plissettatura e di innovative procedure di stampa e doratura che gli procurarono la fama di “tintore alchimista”, come lo definì Gabriele d’Annunzio. La designer di interni newyorkese Elsie McNeill Lee vide i tessuti Fortuny al Museo Carnavalet di Parigi e se ne innamorò; incontrò l’artista e divenne la distributrice esclusiva in America dei suoi tessuti, aprendo un negozio a Madison Avenue a New York. Oggi è possibile visitare su prenotazione, oltre allo showroom, il bel giardino che fa parte del complesso, restaurato da Elsie McNeill Lee negli anni Cinquanta. 
 

Informazioni utili:

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Il Fortuny Showroom and Factory e l'ex Molino Stucky

Sulla sinistra il Fortuny Showroom and Factory e sulla destra l'ex Molino Stucky



Tappa 5: Chiesa di Sant'Eufemia - Corte dei Cordami - Ex Cantieri navali Officine meccaniche di Venezia - Squero Crea

Da Fondamenta San Biagio fate ritorno alla chiesa di Sant’Eufemia e proseguite dritti percorrendo Fondamenta Sant’Eufemia, costeggiando il Canale della Giudecca. Poco dopo la fermata Actv Palanca svoltate a destra in Calle del Forno (in prossimità di una tabaccheria), proseguite dritti in Campiello del Forno fino a giungere in Corte dei Cordami

La popolare Corte dei Cordami presenta una forma lunga e stretta e qui, ai tempi della Serenissima, vi si svolgeva il gioco del pallone e il gioco della caccia dei tori, o meglio dei buoi. La caccia dei tori nei campi veneziani si teneva dal primo giorno fino all’ultima domenica di Carnevale, si trattava di vere e proprie lotte tra cani e tori, quest’ultimi tenuti per le corna con delle funi da due o più individui, detti “tiratori”. Inoltre, proprio come richiama il nome “Corte dei Cordami”, questa corte era il luogo dove i corderi fabbricavano all’aperto gomene e cime per le navi, grossi cavi di canapa usati per l’ormeggio e il rimorchio, composti di diverse corde attorcigliate. Sulla corte si affacciano una serie di casette a schiera, con ogni probabilità seicentesche, dai grandi camini: un esempio di edilizia popolare veneziana. Al centro della corte c’è una vera da pozzo esagonale risalente al Cinquecento: su due facce si vedono due tondi, scalpellati all’interno di una raggiera, che probabilmente un tempo racchiudevano il monogramma bernardiniano IHS (abbreviazione di "Iesous", Gesù, in lingua greca antica): ciò lascia pensare a una vera proveniente da qualche convento soppresso dell’isola. Ricordiamo che in città i pozzi venivano realizzati dai pozzeri, che di padre in figlio si tramandavano i segreti delle tecniche costruttive e fin dal Duecento erano presenti nella Scuola dei Mureri, ossia una scuola di mestiere che riuniva coloro che si occupavano di costruire opere di muratura. Qui in Corte dei Cordami, dal 2003, è stata avviata la riqualifica dell’ex Tappetificio Gaggio finalizzata alla realizzazione di nuovi spazi a uso pubblico. 

Alla fine di Corte dei Cordami, proseguendo dritto, si apre Corte Grande (dove troverete un piccolo parco giochi) e sulla sinistra si trova il primo degli edifici che costituiscono la ex Fabbrica di strumenti di precisione Junghans, stabilimento fondato nel 1878 e in seguito più volte trasformato, ora convertito in complesso residenziale. La fabbrica di orologi in origine si estendeva in un’ampia zona della Giudecca, da Corte Grande a Ponte Longo, e ha continuato la sua produzione di orologi fino alla seconda guerra mondiale. In quegli anni la fabbrica fu costretta a convertire la produzione in spolette per ordigni bellici fino al 1971, l’anno della chiusura. Nel 1995 l'architetto Cino Zucchi ha vinto il bando per la riqualifica dell’area creando un nuovo quartiere residenziale: alloggi di edilizia convenzionata, per universitari e per il mercato libero.

Dal parco giochi di Corte Grande imboccate a sinistra Calle de le Scuole, attraversate Ponte de le Scuole fino ad arrivare in Campo Junghans, dove è situato l’edificio maggiore della fabbrica, a pianta semicircolare, la cui costruzione risale al 1943 in seguito alla demolizione del convento cinquecentesco di Sant’Angelo dei Carmelitani. 
Attraversate dritto il campo fino a raggiungere il rio opposto attraverso Calle Junghans, svoltate a sinistra in Fondamenta Sant’Angelo, in direzione Campo de la Sponza, proseguite per Ponte Sant’Angelo e percorrete tutta Calle de le Erbe fino a sbucare sul Canale della Giudecca. Svoltate a destra in Fondamenta del Ponte Piccolo, attraversate Ponte Longo e proseguite per Fondamenta San Giacomo.

Subito all’inizio della fondamenta vi sono tre edifici bassi e lunghi, costruiti nel 1906, che indicano, al civico N.211, l’ingresso agli ex Cantieri Navali Officine Meccaniche di Venezia (CNOMV), un’area che si estende dal Canale della Giudecca fino alla Laguna Sud. I cantieri rimasero attivi fino al 1960, quando cessò l’attività, e, dopo anni di abbandono, nel 1988 il Comune di Venezia ha recuperato l’area mantenendone funzionalità e tipicità originarie. Nei locali ex CNOMV ha trovato poi sede il Consorzio della Cantieristica Minore Veneziana, un consorzio di circa una dozzina di imprese legato alla produzione delle imbarcazioni tipiche lagunari. 

Al suo interno si segnala il Cantiere Nautico “Crea”, che progetta e costruisce barche tipiche veneziane ed è specializzato in restauri di barche d’epoca. Il titolare Gianfranco Vianello, detto “Crea”, è stato uno dei migliori regatanti agonisti di Venezia, tanto da essere nominato “re del remo”, titolo assegnato al regatante che vince cinque edizioni consecutive della Regata Storica. Dopo la carriera agonistica, Gianfranco ha iniziato l’attività di maestro d’ascia.
Una curiosità: il cantiere è differente dal tipico squero veneziano, composto normalmente da una "tesa" affacciata sul canale e un piano inclinato per il varo e l’alaggio delle barche. Nel cantiere Crea, infatti, il capannone è coperto e dotato di una gru per sollevare le imbarcazioni.

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Corte dei Cordami

Corte dei Cordami



Tappa 6: Fondamenta San Giacomo - Chiesa del Santissimo Redentore

Da Fondamenta San Giacomo proseguite dritti fino a giungere in Campo San Giacomo dove, in passato, sorgeva l’omonimo convento demolito nel 1837. Per raggiungere la chiesa del Santissimo Redentore percorrete tutta Fondamenta San Giacomo, dove sono state girate alcune scene del film "Finché c'è prosecco c'è speranza", diretto da Antonio Padovan nel 2017. 

Una volta giunti in Campo del Santissimo Redentore vi troverete ai piedi della chiesa del Santissimo Redentore, tra i più celebri e venerati templi di Venezia, dove ancora oggi, dal 1578, ogni terza domenica di luglio si celebra la Festa del Redentore come segno di liberazione dalla peste: un ponte votivo collega le due sponde del Canale della Giudecca e uno spettacolo pirotecnico notturno sovrasta il Bacino San Marco.
Nel 1576, nel momento più duro della pestilenza durata dal 1575 al 1577, il Senato della Repubblica deliberò l’edificazione di un tempio votivo dedicato al Redentore. Non sono note le ragioni che portarono a scegliere un luogo decentrato come la Giudecca, ma di certo da questa posizione la chiesa è ben visibile dalla maggior parte della città. All’epoca della costruzione dell’edificio venne incaricato Andrea Palladio, che decise di farla sorgere sopra alla chiesetta di Santa Maria degli Angeli, dove celebravano i frati Cappuccini. Questi acconsentirono purché venisse rispettata la loro volontà di escludere sepolture di nobili e patrizi, secondo il loro voto di povertà. Palladio morì senza riuscire ad ultimare l’opera, che venne completata da Andrea Da Ponte.

Le imponenti dimensioni della chiesa consentono di vederla interamente solo da lontano. Una maestosa scalinata caratterizza tutta la parte centrale della facciata che, anche da lontano, appare come un bassorilievo. Quest’ultima è caratterizzata da timpani spezzati da semi colonne e l'elemento orizzontale che la contiene geometricamente. La chiesa custodisce opere di Francesco e Jacopo Bassano, la scuola di Jacopo Tintoretto, Girolamo Campagna, Palma il Giovane, Paolo Veronese, Alvise Vivarini e Domenico Tintoretto. Una curiosità: ancora oggi sono presenti gli antichi e ampi orti del Convento dei Cappuccini (area di circa un ettaro) composti da filari di vite, cipressi e arnie. Nell’orto sono presenti numerosi alberi da frutto, ortaggi, erbe aromatiche e officinali. 

Informazioni utili:

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Chiesa del Santissimo Redentore

La chiesa del Santissimo Redentore, tra i più celebri e venerati edifici sacri di Venezia



Tappa 7: Chiesa del Santissimo Redentore - Casa dei Tre Oci - chiesa delle Zitelle

Dalla chiesa del Redentore proseguite dritti ammirando la spettacolare vista su Fondamenta delle Zattere e Punta delle Dogana sul lato opposto del Canale della Giudecca. Superata la fermata del vaporetto Zitelle, in Fondamenta de le Zitelle, sulla destra si segnala la Casa dei Tre Oci.

L’edificio è stato dichiarato nel 2007 bene di interesse storico e artistico dalla Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Veneto ed è frutto di diverse tendenze architettoniche, da quelle della tradizionale casa-fondaco veneziana a quelle avanguardistiche del XX secolo. Costruita nel 1913, periodo in cui la Giudecca stava vivendo importanti cambiamenti architettonici e urbanistici, la casa dei Tre Oci nacque in origine come casa-studio dell’artista Mario de Maria, che la progettò seguendone in prima persona i lavori di realizzazione; in seguito vi abitò il figlio Astolfo, pittore come il padre, con la moglie Adele. Fin dalle origini luogo di produzione artistica e culturale, fu anche utilizzata come studio dagli artisti che partecipavano alla Biennale e da intellettuali di passaggio a Venezia. Per merito dell’impegno profuso da Adele e Giulio Macchi, con il quale Adele si sposò dopo la morte di Astolfo, la Casa dei Tre Oci ospitò personaggi noti a livello internazionale, da Vittore Grubicy a Hundertwasser, dalla figlia di Peggy Guggenheim a Sciltian, da Giorgio Morandi e Lucio Fontana a Dario Fo, che la utilizzò come laboratorio per il suo Arlecchino del 1985.
L'edificio è di tre piani, ma i tre enormi òci ("occhi" in veneziano), grandi finestre ogivali con vista sul Canale della Giudecca e sul Bacino di San Marco, sottolineano l’importanza del piano nobile. Centralmente, al secondo piano, c’è una bifora incorniciata da decorazioni neogotiche. Acquistata dalla Fondazione di Venezia, dopo un importante restauro, nel 2012 la Casa dei Tre Oci è diventata uno spazio espositivo aperto al pubblico.

Proseguendo per Fondamenta de le Zitelle, poco avanti potrete ammirare sulla destra la chiesa di Santa Maria della Presentazione, detta delle Zitelle, costruita per volere del gesuita Benedetto Palmi per assistere le ragazze povere. Nell'ospizio venivano insegnati il cucito o l’arte del merletto veneziano, in modo che le giovani potessero provvedere al proprio mantenimento. Secondo la maggior parte degli studiosi, la costruzione fu iniziata su progetto di Andrea Palladio intorno al 1579-80, ma sicuramente i suoi realizzatori materiali furono Giacomo Bozzetto e Bortolomeo Manopola. Insieme alle chiese di San Giorgio e del Redentore, la chiesa delle Zitelle costituisce il terzo polo palladiano nel progetto di rinnovamento della Giudecca e dell’isola di San Giorgio Maggiore. L'idea originaria si ispirava probabilmente a un modello di tempio votivo a pianta centrale cambiato poi in corso d’opera per il poco spazio a disposizione e per le poche risorse economiche dell’istituto ecclesiastico.

La facciata della chiesa è a due ordini con due finestre nel primo e una grande finestra semicircolare al secondo ordine, più alta rispetto alle due ali dell'ospizio, chiusa da un timpano. Due piccole torri campanarie sono disposte simmetricamente sopra il timpano e una grande cupola con un'imponente lanterna chiude la costruzione.
L’interno, a pianta poligonale, è arricchito da sculture e da preziosi dipinti tra i quali si segnalano: 

    • la Presentazione della Vergine al tempio di Francesco Bassano, sull'altare maggiore; 
    • sopra la pala dell'altare una copia della lunetta di Jacopo Sansovino raffigurante la Madonna col Bambino e due angeli chiamata anche Madonna del bacio (l'originale si trova nella Galleria Franchetti alla Ca' d'Oro di Venezia);
    • all'altare destro un'opera di Palma il Giovane intitolata Orazione nell'orto
    • all'altare sinistro un'opera di Antonio Vassillachi detto l'Aliense, Madonna con Bambino e San Francesco con il ritratto del procuratore Federico Contarini. 

Informazioni utili:

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Casa dei Tre Oci

La Casa dei Tre Oci



Arrivo: Chiesa delle Zitelle – Chiesa di San Giorgio Maggiore – Campanile di San Giorgio Maggiore – Fondazione Giorgio Cini

Per raggiungere l’isola di San Giorgio Maggiore dalla Giudecca è necessario prendere il vaporetto: dalla Chiesa delle Zitelle dirigetevi a sinistra all’attracco del vaporetto - fermata Zitelle - e prendete la linea 2 in direzione isola di San Giorgio Maggiore. 

L'isola di San Giorgio Maggiore, parte del sestiere San Marco, è situata di fronte a Piazza San Marco ed è separata dalla Giudecca dal piccolo Canale della Grazia. La sua posizione offre una vista mozzafiato su Venezia, il Lido e Sant’Elena. L’isola, un tempo conosciuta come “Isola dei Cipressi”, era di proprietà dei dogi, che nel IX secolo vi fecero erigere una prima chiesa dedicata a San Giorgio. Nel 982 il doge Tribuno Memmo donò l’intera isola all’abate Giovanni Morosini per fondare l'abbazia benedettina dove i dogi si recavano ogni anno la notte di Natale per la messa solenne, poiché la chiesa era dedicata anche a Santo Stefano. Ricordiamo che Cosimo I de’ Medici passò qui parte del suo esilio e vi fece costruire una biblioteca, distrutta poi nel 1614. Con la riforma degli ordini religiosi si decise di ricostruire l'intero complesso, ma i lavori iniziati nel Quattrocento non furono mai conclusi tanto che, nel 1565, Andrea Palladio presentò un modello per la nuova chiesa. 

La pavimentazione a disegni geometrici del campo che conduce all’Abbazia di San Giorgio Maggiore, progettata e iniziata nel 1566 dallo stesso Andrea Palladio, che ne seguì i lavori fino alla morte nel 1580, venne ultimata nel 1589. I lavori della facciata durarono invece dal 1607 al 1611, rispettando il modello palladiano. Quattro grandi colonne sono addossate alla facciata in corrispondenza della navata centrale, e includono i portali e due nicchie con le statue di Santo Stefano e San Giorgio. Le colonne sorreggono un grande frontone a timpano triangolare, sul quale sono poste le statue del Redentore e di due angeli. L’interno si compone degli elementi tipici delle chiese conventuali, ovvero corpo a croce latina a tre navate, transetto, presbiterio e coro, ma la loro disposizione è inusuale: la navata principale è stretta nel tratto anteriore e si allunga nei bracci absidati del transetto; la cupola viene quindi a trovarsi alla metà sia del corpo longitudinale che trasversale.

A fianco della chiesa si estende l'ex monastero, fondato dai Benedettini nel X secolo e oggetto di numerose ricostruzioni e rimaneggiamenti. Il Refettorio palladiano è introdotto da un monumentale ingresso a pianta quadrata, con porta gigante che conduce a un breve vano composto da due lavelli in marmo rosa accolti in edicole corinzie. Nel monastero è presente la “Sala del Conclave”: la stanza, costruita come coro notturno del monastero, è passata alla storia per il conclave del 1800 al termine del quale fu eletto al Soglio Pontificio il benedettino Barnaba Chiarimonti col nome di Pio VII. Da notare come sui quadretti inchiodati ai seggi del coro sono riportati i nomi di ciascun cardinale che partecipò.
Altro progetto del Palladio è il primo chiostro, al quale si accede direttamente dal campo sagrato, circondato da portici, con arcate sorrette da colonne, sopra i quali si aprono finestre coronate a timpano e ad arco. Questo suggestivo ambiente conserva anche opere di Tintoretto e Veronese. Successivamente, nella prima metà del XVII secolo, Longhena porterà a compimento la biblioteca, lo scalone e la foresteria piccola. Il successivo chiostro dei cipressi, progettato da Giovanni Buora, fu realizzato da suo figlio Andrea.

Consigliamo di salire sul Campanile dell’Abbazia di San Giorgio Maggiore, che sorge sul lato orientale della chiesa. Costruito su progetto del bolognese Benedetto Buratti nel 1791 in seguito al crollo della precedente torre campanaria quattrocentesca, crollata nel 1773, il campanile è alto 75 metri e culmina con la cella campanaria, realizzata in pietra d’Istria e sormontata da un corpo cilindrico che sorregge la cuspide conica. In cima si trova un angelo rotante.
Il campanile è dotato di un ascensore con cui raggiungere la terrazza della cella campanaria. Il panorama è il più completo di Venezia: si ha una veduta del bacino di San Marco, del Canal Grande, del Canale della Giudecca, del Lido, di Sant’Elena e di alcune isole minori della laguna sud. In lontananza, verso nord e nord-ovest, si possono ammirare le Alpi e, verso ovest, i Colli Euganei.

Segnaliamo inoltre che nel complesso monumentale dell’ex monastero benedettino di San Giorgio Maggiore ha sede la Fondazione Giorgio Cini, istituzione culturale conosciuta internazionalmente che si occupa di attività di ricerca e promuove convegni, mostre d'arte, spettacoli e concerti. Dopo un imponente restauro dell’isola, l’antico monastero benedettino divenne sede di un centro di attività formative, culturali e sociali. A partire da questo primo recupero, negli anni Cinquanta, sono stati tanti gli spazi del complesso monumentale ad essere stati restaurati e restituiti al pubblico:

    • il Centro Marinaro è oggi sede de Le Stanze del Vetro: uno spazio espositivo permanente per promuovere lo studio e la valorizzazione dell’arte vetraria del Novecento e contemporanea;
    • il Centro Arti e Mestieri è oggi sede de Le Sale del Convitto: nell’Ottocento ospitarono i magazzini della dogana per poi essere sede del Convitto scolastico dal 1952. Oggi sono aperti al pubblico come centro espositivo con mostre temporanee;
    • lo Squero, antica officina per la riparazione delle imbarcazioni, è stata trasformata in un moderno Auditorium.

All’interno della fondazione è possibile ammirare: il Chiostro Palladiano, seguito dal Chiostro Buora o dei Cipressi, che dei due è quello più antico; il Cenacolo Palladiano, con il facsimile delle Nozze di Cana di Paolo Veronese realizzato da Factum Arte; la Sala delle Fotografie; lo Scalone e la Biblioteca del Longhena; la Nuova Manica Lunga, ex dormitorio dei benedettini trasformato in biblioteca dall’intervento di Michele De Lucchi; il Labirinto Borges, disegnato da Randoll Coate e ispirato al racconto borgesiano “Il giardino dei sentieri che si biforcano”, recentemente aperto al pubblico. 

L’itinerario è giunto al termine; da qui, potete prendere la linea 2 del vaporetto in direzione San Marco-San Zaccaria o in direzione Piazzale Roma-Tronchetto.

Informazioni utili:

  • Abbazia di San Giorgio Maggiore: aperta tutti i giorni dalle 09:00 alle 19:00. Consultare il sito internet per visite guidate http://www.abbaziasangiorgio.it/contatti/
  • Campanile dell’Abbazia di San Giorgio Maggiore: aperto tutti i gironi dalle 10:00 alle 18:00. http://www.abbaziasangiorgio.it/
  • Fondazione Giorgio Cini: tutti i giovedì, venerdì, sabato e domenica. Consultare il sito web per prenotare la visita https://www.visitcini.com/ 
  • Vaporetto: 
        • Fermata Zitelle: linea 2 in direzione San Giorgio Maggiore (3 minuti di vaporetto - una fermata). 
        • Fermata San Giorgio Maggiore: linea 2 in direzione San Marco-San Zaccaria o Piazzale Roma-Tronchetto.

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L'isola di San Giorgio Maggiore

L'isola di San Giorgio Maggiore con la sua abbazia e il campanile



Fonti

  • Guida Rossa Touring Club Italiano. 2005. Venezia. La biblioteca di Repubblica
  • Giulio Lorenzetti – Venezia e il suo estuario, 1974
  • 1999. Calli, Campielli e Canali – Guida di Venezia e delle sue isole. Edizione Helvetia
  • Marina Crivellari Bizio. 2009. Campi Veneziani – Storia e segreti dei campi veneziani. Filippo Editore Venezia
  • Mariagrazia Dammicco. 2013. Guida ai Giardini Veneziani. La Toletta Edizioni.
  • Visite guidate e non in alcuni punti di interesse tra i quali chiese, musei, mostre e botteghe di artigianato etc.
  • Consultazione dei siti ufficiali dei principali punti di interesse 
  • https://www.comune.venezia.it/
  • https://www.veneziaunica.it/

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