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Dorsoduro, sestiere d'arte: dalle origini veneziane alla contemporaneità internazionale

Dorsoduro, sestiere d'arte: dalle origini veneziane alla contemporaneità internazionale

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L’itinerario consente di immergersi nel sestiere di Dorsoduro transitando anche per Santa Croce e San Marco alla scoperta delle sue aree più autentiche. L’origine del nome “de osso duro” deriva dal fatto che il terreno in cui sorse il sestiere era solido, rialzato e meno paludoso rispetto agli altri della città. Testimonianza di questo nome si ritrova nell’iscrizione presente sulla bocca di leone sulla facciata laterale dell’ex monastero dei Gesuati alle Zattere.

L’itinerario, della durata di circa 3 ore, comprende gli spostamenti a piedi e gli ingressi nelle chiese visitabili, a cui si può aggiungere la visita a un museo o a una mostra contemporanea a scelta tra quelli proposti. L'itinerario può iniziare da una qualsiasi delle sue tappe e può avere di conseguenza durata e lunghezza variabili a seconda delle proprie esigenze.

È bene sapere che la Città di Venezia, dal 2017, ha lanciato la campagna di sensibilizzazione #EnjoyRespectVenezia per la promozione di un turismo sostenibile. Vi chiediamo di mantenere sempre comportamenti responsabili e rispettosi della città, tra cui:

    • Non sostate sui ponti
    • Camminate mantenendo la destra
    • Comprate merce dai rivenditori autorizzati
    • Rivolgetevi a guide turistiche autorizzate.



Punta della Dogana

Punta della Dogana con sullo sfondo le cupole della Basilica della Salute


 

Partenza: Piazzale Roma / Stazione Santa Lucia – Campo San Pantalon

I punti di partenza o di arrivo sono Piazzale Roma o Stazione Santa Lucia, a seconda di quale direzione si prenda, fermo restando che il percorso si può iniziare da ogni tappa. Si segnala che nelle vicinanze vi sono i giardini Papadopoli, un’area verde di grandi dimensioni dove in passato sorgeva il convento della Croce. 

Da qui attraversate il Ponte dei Tolentini e svoltate a destra in Fondamenta dei Tolentini, dove potrete subito ammirare, sulla sinistra, la chiesa di San Nicolò da Tolentino, situata nell'omonimo campo. La chiesa fu progettata e iniziata da Vincenzo Scamozzi e la sua costruzione venne portata a termine undici anni più tardi anche se la facciata rimane tuttora incompiuta.

Percorrete tutta Fondamenta dei Tolentini e poi svoltate a sinistra in Fondamenta Minotto. Dunque proseguite dritti per poi prendere un ramo sulla destra che porta verso Campiello Mosca, attraversate il ponte e arriverete direttamente in Campo San Pantalon, dove è presente la chiesa omonima. 

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Basilica di San Nicola da Tolentino

Campo dei Tolentini, sul quale si affaccia la chiesa di San Nicola da Tolentino, progettata da Vincenzo Scamozzi


 

Tappa 1: Chiesa di San Pantalon – Banksy

La chiesa di San Pantalon fu più volte ricostruita e riprogettata nel corso degli anni e la strutturazione attuale risale al 1704, anche se la facciata principale in mattoni è rimasta incompiuta. All’interno sono custodite oltre 80 opere pregevoli, ma a rendere unica nel suo genere la chiesa è il soffitto. Quello che può apparire a prima vista come un affresco ben riuscito, infatti, è in realtà un dipinto ad olio eseguito, tra il 1680 e il 1704, su ben 40 tele, poi unite fra loro, di circa 443 metri quadrati, dal pittore veneziano Giovanni Antonio Fumiani, specializzato in scenografie teatrali. Il dipinto raffigura il Martirio e la Gloria di San Pantaleone, patrono delle ostetriche e compatrono dei medici assieme a Cosma e Damiano.

La scena del martirio si trova sul lato sinistro. Al centro si celebra il trionfo di San Pantaleone accolto in Paradiso da Cristo e da una moltitudine di angeli che gli porgono la corona della gloria e la palma del martirio (per una miglior visuale si consiglia di posizionarsi alla porta d’ingresso e di guardare il maestoso dipinto). Agli angoli della controfacciata sono ben leggibili le quattro Virtù cardinali: la Fortezza e la Temperanza (a destra), la Giustizia e la Prudenza (a sinistra). Verso il presbiterio sono rappresentate le tre Virtù teologali: la Speranza appoggiata a un’ancora, la Fede con il calice e la Carità, attorniata da bambini.

Uscendo dalla chiesa, salite sul ponte che trovate in campo San Pantalon in direzione Campo Santa Margherita, e da qui, sulla destra del ponte, guardando l’edificio affacciato sul lato destro del rio, in corrispondenza del livello dell’acqua, potrete scorgere un graffito attribuito al celebre, quanto misterioso, street artist Banksy. L’opera, intitolata Piccolo Migrante col Razzo, è stata realizzata a pochi giorni dall’inaugurazione dell’edizione 2019 della Biennale d’arte contemporanea di Venezia. 

Informazioni utili:

  • Chiesa Di San Pantalon: lunedì – sabato: 10-00-12.30 e 15.30-18.00. Domenica: 9.30-12.30 e 15.30-18-00. Chiuso il venerdì. Ingresso gratuito. Consultare il sito per eventuali variazioni di orario https://www.sanpantalon.it/

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Il murale di Banksy

Il graffito attribuito a Banksy


 


Tappa 2: Campo Santa Margherita – Chiesa dei Carmini

Una volta osservato il graffito si passerà in uno dei luoghi più vivaci della città: Campo Santa Margherita. Il nome di questo campo deriva direttamente dall’omonima chiesa, oggi sconsacrata e sede dell’auditorium dell’Università Ca’ Foscari, sulla cui facciata si trova dentro una nicchia la statua dell’omonima santa. Al suo interno è presente un unico affresco da ammirare sulla volta: il Martirio di Santa Margherita di Antiochia, realizzato dal pittore Antonio Zanchi. Una delle caratteristiche peculiari di questo campo è il campanile, “mozzato” nel 1808 a causa della sua instabilità. A dimostrazione dell’importanza che questo campo rivestì dal punto di visto sociale nei vari secoli (grazie anche alla presenza di un importante mercato), alle sue estremità sorgono due chiese (ovvero la Chiesa di Santa Margherita e la Chiesa dei Carmini) e negli edifici che lo delimitano sorsero numerose scuole di Arti e Mestieri. Tra queste la scuola dei Varoteri (pellicciai). L’uso delle pellicce per difendersi dal freddo era molto diffuso a Venezia a prescindere dalle classi sociali.

A sud ovest di Campo Santa Margherita si trova la Scuola Grande dei Carmini, l’ultima delle Scuole Grandi di Venezia, confraternite di devozione e assistenza, diventate oggi complessi monumentali ricchi di eccezionali tesori artistici. La scuola ottenne il riconoscimento di “Scuola Grande” dal Consiglio dei Dieci della Serenissima nel 1767. Al suo interno, nella Sala del Capitolo, dove i confratelli si riunivano in assemblea, Giambattista Tiepolo dipinse tra il 1739 e il 1744 le nove tele del soffitto raffiguranti al centro la Vergine in gloria.

Accanto alla scuola, in Campo dei Carmini, è situata la maestosa chiesa dei Carmini nota anche come chiesa di Santa Maria del Carmelo, realizzata a partire dalla fine del Duecento per volontà dei Frati Carmelitani. Lo stile gotico si mantiene nella struttura a pianta basilicale e nella forma del transetto, mentre nei secoli a seguire la chiesa subì numerose modifiche dal punto di vista architettonico, ben visibili nella facciata di ispirazione rinascimentale, caratterizzata da un frontone curvilineo trilobato, e nelle ricche decorazioni sei-settecentesca all’interno. All’interno della chiesa sono custoditi dipinti, tra gli altri, di Giovanni Battista Cima da Conegliano, Francesco di Giorgio Martini, Marco Vicentino, Palma il Giovane, Gaspare Diziani e Lorenzo Lotto.

Da Campo dei Carmini è possibile congiungersi all’itinerario La bellezza si specchia nell'acqua: alla scoperta della Giudecca e di San Giorgio Maggiore.

Informazioni utili:

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Scuola Grande dei Carmini

La Scuola Grande dei Carmini, l'ultima tra le scuole grandi della città



Tappa 3: Chiesa dei Carmini - Ponte dei Pugni - Chiesa di San Barnaba

Lasciando alla spalle la chiesa dei Carmini, imboccate la diramazione destra di Campo Santa Margherita, verso Rio Terrà Canal, fino a giungere al Ponte dei Pugni. Questo ponte deve il suo nome alle tradizionali lotte che si svolgevano da settembre a Natale tra due fazioni rivali della città: i Castellani (provenienti da san Pietro di Castello) e i Nicolotti (provenienti da san Nicolò dei Mendicoli). Un tempo il ponte non aveva parapetti, perciò i contendenti cercavano di buttare nel rio San Barnaba più rivali possibili. All’inizio del Settecento questi combattimenti furono proibiti, ma ancora oggi sul ponte, a testimonianza di quanto accadeva in passato, sono visibili delle orme in pietra che indicavano ai contendenti dove posizionarsi. In prossimità del ponte potete osservare un caratteristico fruttivendolo che opera su un’imbarcazione tradizionale, uno dei simboli della zona.

Attraversato il ponte, andando verso sinistra, si giunge in Campo San Barnaba, con al centro una vera da pozzo cinquecentesca. Nelle immediate vicinanze si trovano Ca’ Rezzonico, sede del Museo del Settecento veneziano, con un giardino attrezzato accessibile al pubblico, e la chiesa, oggi sconsacrata, di San Barnaba, caratterizzata da facciata classicheggiante con timpano, che è la risultanza di un completo rifacimento risalente alla metà del Settecento. Il campanile in cotto risale invece al Mille ed è uno dei più antichi di Venezia, caratterizzato da lesene, cella campanaria con trifora e cuspide a cono di epoca successiva. Per gli appassionati di cinema, la facciata della chiesa di San Barnaba fu utilizzata nel film Indiana Jones e l’ultima crociata girato nel 1989. Attualmente la chiesa ospita una mostra permanente delle macchine funzionanti tratte dai codici di Leonardo Da Vinci.

Informazioni utili:

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Il Ponte dei Pugni

Ponte dei Pugni



Tappa 4: Campo San Barnaba - Squero di San Trovaso

Proseguite attraversando Sotoportego del Casin dei Nobili e percorrete Calle Lombardo Fondamenta della Toletta fino ad arrivare in Sacca della Toletta, dove sono presenti alcuni bar, pasticcerie, una storica libreria se volete fare una breve sosta. Arrivate alla fine della calle, l’itinerario consigliato prosegue girando a destra in Fondamenta Toffetti in direzione Ponte di San Trovaso, mentre proseguendo dritti e attraversando il Ponte delle Maravegie si arriverà al ponte dell’Accademia.

Percorrendo tutta Fondamenta Toffetti si arriverà in Campo San Trovaso, caratterizzato dalla presenza di un edificio, la chiesa dei Santi Gervasio e Protasio San Trovaso, nota anche come chiesa di San Trovaso, che taglia in due parti lo spazio urbano interrompendo l’unità di insieme e creando due aree separate e autonome. La chiesa presenta due facciate, ognuna con un proprio portone d’ingresso, e si affaccia su due canali differenti. L’interno della chiesa ospita importanti opere tra cui tele di Jacopo e Domenico Tintoretto e due pale d’altare di Palma il Giovane.

La parte del campo che dà su rio Ognissanti conserva il caratteristico rialzo, di forma quadrangolare, che serviva a mettere al riparo dalle acque alte il pozzo centrale. Del pozzo è ancora oggi visibile la grande vera rinascimentale, testimonianza di un complesso sistema di raccolta di acqua pluviale in cisterne che si sviluppa in profondità sino a cinque metri sotto il campo, ora non più in uso.

Oltre alla vera cinquecentesca presente al centro del rialzo di Campo San Trovaso, poco distante si trovano altre due vere da pozzo: quella posizionata di fianco alla chiesa, risalente al Quattrocento, presenta uno scudo gotico con l’aquila bicipite imperiale, stemma della famiglia che la fece costruire, i Giustinian; la terza, la più antica, di origine trecentesca, nel Settecento fu teatro di un efferato omicidio. Era infatti il 14 giugno 1779 quando al suo interno fu ritrovato il busto di un uomo, e in poche ore le altri parti del corpo furono rinvenute in altri pozzi e canali della città. Le indagini stabilirono che si trattava di un delitto passionale, tra i più celebri delle cronache veneziane, i cui responsabili furono giustiziati in Piazza San Marco.

Nelle vicinanze si trova lo Squero di San Trovaso: il suo ingresso è proprio in Campo San Trovaso, ma per ammirarlo esternamente è necessario tornare indietro e attraversare il Ponte di San Trovaso svoltando poi a destra in Fondamenta dei Nani, che si affaccia sul rio di San Trovaso. Percorrendo la fondamenta si potrà osservare a destra, sul lato opposto del canale, il seicentesco (e tuttora attivo) squero di San Trovaso, uno tra i cantieri di gondole più antichi della città. Qui si riparano e costruiscono le tipiche imbarcazioni lagunari come gondole, sandoli, sanpierote e caorline. Il nome “squero” secondo alcuni deriva dalla parola “squara” (squadra), che serviva ai carpentieri per realizzare le imbarcazioni. Gli squeri erano un tempo numerosissimi in città fino a quando fino a quando parte della loro attività fu assorbita dall’industria navale dell’Arsenale. In essi si svolge uno dei più antichi mestieri artigianali della tradizione veneziana.

Quello di San Trovaso è organizzato in tre edifici: due più alti, con abitazione annessa, e uno basso con darsena e tettoia per le imbarcazioni. Osservando la struttura dello squero noterete che somiglia a una tipica casa di montagna: il ballatoio del piano superiore è completamente in legno perché i primi proprietari degli squeri provenivano dal Cadore ed erano abili lavoratori del legno, materia primaria essenziale per la Serenissima per la costruzione delle navi all’Arsenale e delle imbarcazioni più piccole negli squeri, ma anche per consolidare rive e fondamenta, per il riscaldamento e per le vetrerie. Il legname più pregiato proveniva dai boschi della pianura Veneto-Friulana e giungeva a Venezia attraverso grandi zattere che navigavano i fiumi:

  • i faggi provenienti dal Bosco del Cansiglio, soprannominato come foresta “da remo”, servivano per la costruzione di lunghi remi per le galee;

  • le conifere provenivano dal Cadore, dal Vanoi o dal Primiero;

  • gli abeti dell'Altopiano di Asiago giungevano a Venezia lungo il fiume Brenta;

  • il legname della pianura Vicentina arrivava a Chioggia attraverso il Bacchiglione;

  • il legno dalla Lessinia, dal Veronese e dal Tirolo giungeva in laguna grazie all’Adige.

Informazioni utili:

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Lo Squero di San Trovaso

Lo Squero di San Trovaso, uno tra i cantieri di gondole più antichi della città



Tappa 5: Fondamenta delle Zattere - Punta della Dogana

Alla fine della Fondamenta dei Nani svoltare a sinistra e proseguire lungo la Fondamenta delle Zattere, che offre una spettacolare vista sul Canale della Giudecca. Prendete un momento di respiro per godere della veduta sull’isola della Giudecca e sull’isola di San Giorgio Maggiore. Questa lunga fondamenta si estende da San Basilio, costeggia tutto il Canale della Giudecca e termina in Punta della Dogana. Il suo nome deriva dal termine zattere, poiché qui giungevano tronchi e legnami trasportati lungo i fiumi (caricati su delle zattere, appunto). Comunemente chiamata “le Zattere”, in realtà la fondamenta assume diverse connotazioni: fondamenta Molin, fondamenta Zattere al Ponte Longo, fondamenta Zattere ai Gesuati, fondamenta Zattere agli Incurabili, fondamenta Zattere allo Spirito Santo, fondamenta Zattere ai Saloni, fondamenta Zattere de la Dogana e fondamenta Zattere de la Salute.

Ricordiamo che prendendo un battello è possibile congiungersi all'itinerario La bellezza si specchia nell'acqua: alla scoperta della Giudecca e di San Giorgio Maggiore.

In questo ambito urbano sono presenti numerosi luoghi che meriterebbero una visita, come la chiesa di Santa Maria del Rosario o chiesa dei Gesuati: un edificio settecentesco con numerosi affreschi tra cui il magnifico soffitto eseguito da Giambattista Tiepolo, dove si possono ammirare tre riquadri raffiguranti San Domenico prega la Madonna circondata da Santi, “L'istituzione del Rosario” eLa gloria di San Domenico”. Una curiosità su questa chiesa riguarda gli organi, che originariamente erano due, come testimonia la doppia cantoria. Attualmente vi è solo un organo Bazzani ad una tastiera e 29 registri, risalente al 1856. In passato vi era anche un organo cinquecentesco, le cui portelle vennero dipinte da Tiziano e che adesso si trovano a New York.

Sempre sulla fondamenta è situata l’Accademia di Belle Arti e poco più avanti si trovano gli ex Magazzini del Sale. Il ponte che precede i Saloni, denominato Ponte di Ca’ Balà, deve il suo nome all’anagramma della parola “Baccalà”: al di là del ponte si trovano infatti quelli che un tempo erano i vecchi Magazzini del Sale, dove venivano conservati numerosi alimenti tra cui il baccalà, una pietanza molto comune a Venezia. I Magazzini del Sale erano in una posizione strategica per i traffici commerciali dell’epoca essendo la fondamenta delle Zattere uno dei principali punti d’approdo delle imbarcazioni. Fungevano da deposito del sale, considerato dai veneziani “oro bianco”, a testimonianza della potenza dei traffici dell’economia veneziana del passato. L’edificio è oggi di proprietà del Comune di Venezia ed è in parte dato in concessione a varie istituzioni tra cui:

  • La Biennale, per esposizioni e mostre gratuite

  • La Reale Società dei Canottieri Bucintoro 1882, portatrice della tradizione di navigazione veneziana con la voga veneta, canoa, vela al terzo, canottaggio, fino al dragon boat.

All’interno del complesso si trova anche la sede della Fondazione Emilio e Annabianca Vedova,con due spazi espositivi che accolgono mostre, iniziative culturali ed eventi dedicati alle opere del maestro veneziano Emilio Vedova insieme ai lavori dei maggiori artisti internazionali.

Una volta arrivati alla parte finale delle Fondamenta delle Zattere si raggiungerà Punta della Dogana, uno dei luoghi più scenografici di Venezia, con una vista impagabile sul Bacino San Marco e sulla laguna. Come ricorda il nome, già dagli inizi del Quattrocento la dogana era il punto in cui si daziavano le merci in arrivo dal mare. Oggi ospita un serie di mostre di arte contemporanea gestite dalla collezione Pinault, con accesso da Campo della Salute.

Informazioni utili:

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Fondamenta delle Zattere

Fondamenta delle Zattere



Tappa 6: Basilica della Madonna Della Salute - Peggy Guggenheim

Proseguite l’itinerario in direzione Canal Grande in Fondamenta della Dogana fino ad arrivare in Campo della Salute, dove potrete ammirare la maestosa Basilica della Madonna della Salute, capolavoro di Baldassarre Longhena. La basilica ha una storia particolare: il 22 ottobre del 1630, dopo il dilagare della peste in città, il Doge e il Senato della Serenissima pronunciano il voto di erigere una chiesa “magnifica e con pompa” dedicata alla Vergine Santissima e intitolata Santa Maria della Salute.

Per la realizzazione della chiesa fu bandito un concorso e furono presentati 11 progetti. Il vincitore fu quello del Longhena, che si caratterizzava per l’originalità della proposta di un tempio a pianta centrale rialzato rispetto alla fondamenta da una imponente gradinata, in grado di esaltare ancor più la scelta di ubicazione della chiesa voluta dal Senato. Il luogo infatti scelto per l’edificazione della chiesa valorizza, visto da Piazzetta San Marco, uno spazio prospettico ampio che abbraccia l’intero bacino di San Marco con gli edifici della sede del Governo della Repubblica, l’Isola di San Giorgio, il Canale della Giudecca e il Canal Grande.

La prima pietra venne posizionata nel 1631 e la chiesa fu consacrata nel 1687, cinque anni dopo la morte del Longhena. Già dal 1681 era stata inaugurata la festa della Madonna della Salute, una delle feste più sentite dai veneziani che si celebra tutt’oggi ogni 21 novembre, giorno della Presentazione della Beata Vergine Maria.

La sfarzosa facciata in pietra d’Istria è decorata da pilastri, nicchie, timpani, statue un magnifico portale nel mezzo. Elemento caratteristico dell’edificio è la doppia cupola; sulla sommità della lanterna è posizionata la statua della Vergine nei panni di “capitana da mar”, accostata da altre statue. All’esterno sono presenti contrafforti a voluta. La chiesa si prolunga verso sud nel volume minore del presbiterio con absidi laterali, coperto a sua volta da una cupola più bassa e affiancato da due campanili.

L’interno è monumentale e luminoso. Il corpo centrale del tempio è a pianta ottagonale e sul deambulatorio si inseriscono sei cappelle. Il grandioso altare maggiore, progettato da Baldassarre Longhena, realizzato da Josse Le Court, rappresenta Madonna con Bambino a cui Venezia inginocchiata chiede protezione contro la peste mentre questa, personificata da una vecchia con le braccia alzate, fugge. L’altare contorna l’icona greco-bizantina venerata della Vergine Mesopanditissa trasferita qui da Candia nel 1672. Nel terzo altare a sinistra è collocata La Pentecoste di Tiziano; del grande artista vi sono altre opere nella sagrestia, insieme ad altre del Tintoretto, senza dimenticare gli svariati capolavori di artisti minori.

All’interno della Basilica si possono ammirare opere di artisti, tra gli altri, di Luca Giordano e Jacopo Palma il Giovane oltre a sculture di Gian Maria Morlaiter e rilievi di Bartolomeo Bon e Tullio Lombardo. Vero e proprio scrigno di tesori è la sacrestia maggiore, che custodisce dodici opere del Tiziano, un Tintoretto e una ricca serie di opere di grande bellezza, anche se di autori minori.
Il coro, situato dietro l’altare, è l’emblema di un finissimo lavoro di scultura lignea, progettato probabilmente da Baldassarre Longhena tra 1679 e 1681. Sopra il coro si nota la cantoria con l’organo costruito da Francesco Dacci jr. nel 1782 e poi modificato dal Bazzani all’inizio dell’Ottocento.

In occasione della festa della Madonna della Salute una lunga processione partiva da San Marco e arrivava alla Salute grazie a un ponte di barche che collegava le due sponde del Canal Grande. Ancora oggi viene allestito un ponte votivo che attraversa il Canal Grande per consentire ai pellegrini di raggiungere a piedi la basilica.

L’itinerario prosegue in un’area di Dorsoduro molto particolare, dove sono presenti gallerie d’arte, negozi d’artigianato locale, gioiellerie, collezionisti e alcuni vetrai. Una volta visitata la basilica, lasciatevi alle spalle la chiesa, imboccate Fondamenta della Salute e attraversate Ponte de l’Abazia, fino ad arrivare in Campo San Gregorio, dove si trova l’Abbazia di San Gregorio, oggi sconsacrata, fondata nel 1160 dai benedettini di Sant’Ilario. Da qui, proseguite dritto in Calle Bastion e, non appena attraversate il Ponte di San Gregorio, svoltate a sinistra in Fondamenta Soranzo. Qui vi consigliamo di visitare il laboratorio artigianale di uno dei remèri di Venezia, dove vengono costruite le forcole e i remi delle imbarcazioni. Oggi questo antico mestiere si è trasformato in arte: la forcola è diventata infatti un oggetto di design esposto anche al museo MOMA di New York.

Per proseguire, ritornate al ponte e svoltate a sinistra in Calle Bastion e continuate dritto fino a sbucare in Campiello Barbaro, uno spazio molto particolare, contraddistinto da un piccolo giardino fiorito al centro. Sulla destra, prima del Ponte San Cristoforo, si scorge la facciata posteriore di palazzo Dario, dimora gotica rinnovata nel 1487. La facciata anteriore, rivolta verso il Canal Grande, presenta una ricca e vivace decorazione marmorea policroma.

Attraversate Ponte San Cristoforo, uno dei più antichi ponti con i gradini a semicerchio, e percorrete Fondamenta Venier dai Leoni. Proprio qui, a palazzo Venier dei Leoni, ha vissuto la collezionista americana Peggy Guggenheim: oggi il palazzo custodisce la sua preziosa collezione d’arte, ed è diventato uno dei più importanti musei d'arte europea e americana del XX secolo in Italia. 

Palazzo Venier dei Leoni fu commissionato nel 1749 all’architetto Lorenzo Boschetti (autore a Venezia anche della Chiesa di San Barnaba), per volontà della famiglia dei Venier. La sua facciata avrebbe dovuto eguagliare quella del prospiciente Palazzo Corner, ma gli eventi storici che coinvolsero la famiglia e la città fecero sì che il palazzo rimanesse incompiuto. Sebbene si narri che nel giardino venisse tenuto un leone, è più probabile che il nome dell’edificio derivi dalle teste di leone in pietra d’Istria che decorano la facciata al livello dell’acqua.

Se decidete di visitare il museo, potrete ammirare il giardino annesso, concepito come sede espositiva per alcune opere della collezione permanente del museo e sculture appartenenti ad altre fondazioni o gallerie. Di recente, dopo un lungo lavoro di studio e conservazione, nel giardino delle sculture del museo è tornata ad essere esposta "Opera 3", creazione in vetro realizzata da Egidio Costantini, amico di Peggy, insieme all’architetto giapponese Omura tra il 1968 e il ‘69.

Inoltre, per gli appassionati di cinema, nel film The Tourist del 2010 con Johnny Depp e Angelina Jolie sono state registrate alcune scene nei pressi della Collezione Peggy Guggenheim.

Informazioni utili:

  • Basilica della Madonna della Salute: ingresso gratuito per visite in basilica. Il biglietto per visitare la Sacrestia Maggiore Museo costa 4€. Consultare il sito https://basilicasalutevenezia.it/
  • Collezione Peggy Guggenheim: aperto tutti i giorni 10-18. Chiuso il martedì. Biglietto intero 15€, consultare il sito web per il tariffario completo https://www.guggenheim-venice.it/it/

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Collezione Peggy Guggenheim

La Collezione Peggy Guggenheim, tra i più importanti musei di arte contemporanea al mondo



Tappa 7: Peggy Guggenheim - Ponte dell’Accademia - Gallerie dell’Accademia

Da Fondamenta Venier dai Leoncontinuate l’itinerario percorrendo Calle della Chiesa e attraversate Campo San Vio. Oltrepassato l’omonimo ponte, sulla destra sorge la straordinaria casa-museo di Palazzo Cini, che custodisce un prezioso nucleo della raccolta d’arte antica di Vittorio Cini, uno dei più importanti collezionisti del novecento italiano. 

Continuate per calle Piscina dei Forner e Calle Nova​ Sant'Agnese, per poi svoltare a destra in direzione del Ponte dell'Accademia. Arriverete in Campo della Carità, ai piedi del maestoso Ponte dell’Accademia con a fianco le omonime Gallerie. Il ponte in legno fu costruito in un mese, tra il 1932 e il 1933, in sostituzione del precedente ponte in ferro inaugurato nel 1854. La struttura in legno, da sempre considerata provvisoria, doveva essere sostituta nel giro di pochi anni da un ponte in pietra, ma con il tempo divenne definitiva. Alla sua sommità si può godere di una delle più belle viste sul Canal Grande.

Consigliamo una visita alle Gallerie dell’Accademia, museo statale all’interno del quale sono custodite importanti collezioni di arte veneziana e veneta, in prevalenza opere pittoriche realizzate  tra il Duecento e l’Ottocento, ospitate in 29 sale, costituite dalle collezioni originarie a cui si sono aggiunte progressivamente opere provenienti da edifici di culto soppressi e da donazioni e lasciti di privati.

Un tempo le Gallerie costituivano un grande complesso conventuale formato dalla chiesa di Santa Maria della Carità, dal convento dei Canonici Lateranensi e dalla Scuola Grande di Santa Maria della Carità, la più antica della città, sorta nel 1206 e conosciuta anche come Scuola Grande dei Battuti.

All’interno delle Gallerie vi sono meraviglie come il ciclo di teleri con i Miracoli della Croce di Gentile Bellini e della sua scuola, quello con le storie di San Marco, di scuola belliniana, e ancora il ciclo di Santt'Orsola di Vittore Carpaccio.
Sono conservati anche la pala di san Giobbe di Giovanni Bellini, La Vecchia e la Tempesta di Giorgione, il Ritratto di gentiluomo di Lorenzo Lotto, il San Giorgio di Andrea Mantegna, il San Girolamo e un devoto di Piero della Francesca.
È possibile ammirare anche capolavori di Paolo Veronese come l’enorme Convito di casa di Levi, oltre a teleri di Jacopo Titoretto: il Trafugamento del corpo di San Marco, il Miracolo dello schiavo, San Marco salva un saraceno.
Vi sono poi opere di Tiziano tra cui la Presentazione della Vergine al tempio e la Pietà, opera della estrema maturità.

All’ingresso del museo è presente un bookshop che è stato rinnovato nell’autunno del 2019. Il Gabinetto dei Disegni e delle Stampe delle Gallerie dell’Accademia possiede, tra gli altri, alcuni dei più importanti fogli della cultura occidentale, tra cui l’Uomo Vitruviano di Leonardo da Vinci, esposto raramente per ragioni conservative.

Informazioni utili:

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Ponte dell'Accademia

Il Ponte dell'Accademia, alla sua sommità si può godere di una delle più belle viste sul Canal Grande



Arrivo: Campo Santo Stefano – Campo San Samuele - Gran Teatro La Fenice

Oltrepassato il ponte dell’Accademia, superando Campo San Vidal, dove si trova la Chiesa di San Vidal, si giunge in Campo Santo Stefano, uno dei più grandi campi della città. Qui si notano due grandi vere da pozzo e la statua dedicata a Niccolò Tommaseo, esponente della cultura italiana dell’Ottocento. In questo campo si affaccia Palazzo Loredan, sede dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti al cui interno è possibile visitare, proprio al piano terra, una raccolta di busti marmorei che contempla le figure più significative della storia della Città come il busto di Tiziano Vecellio, del Veronese, del Palladio, di Dante Alighieri e molti altri. All'estremità del campo, nel lato sud, si trova la chiesa di Santo Stefano, uno dei più importanti esempi di edilizia religiosa gotica.

Circa all’inizio del campo, svoltando a destra, arriverete in Campiello Pisani dove si trova Palazzo Pisani, il più imponente palazzo patrizio della città, secondo per dimensioni solo a Palazzo Ducale. Dal 1897 è sede del Conservatorio di Musica Benedetto Marcello, intitolato al compositore Benedetto Marcello, nato a Venezia il 24 luglio 1686. Una particolarità riguarda la biblioteca del Conservatorio, una delle più ricche tra quelle dei conservatori italiani: possiede un patrimonio di oltre 60.000 volumi, tra cui anche autografi di Vivaldi, Liszt e dello stesso Marcello. Nel film Casinò Royale del 2006, con l’attore Daniel Craig nel ruolo dell'agente segreto James Bond, il palazzo crolla in seguito a una sparatoria al suo interno.

Attraversando Campo Santo Stefano, in corrispondenza della chiesa omonima, imboccate sulla vostra sinistra Calle delle Botteghe. Entrerete in una zona, che si estende fino a Campo San Samuele, ricca di raffinate gallerie d’arte, atelier di design, piccole botteghe di artigianato locale e italiano, interessanti negozi di modernariato. 

Percorrete l’intera Calle delle Botteghe e poi Calle Crosera fino a giungere in prossimità di un arco tra due case. Subito a destra, in Ramo della Piscina, troverete l’archivio storico dell’azienda Rubelli, rinomata sin dal 1889 per la produzione di passamanerie, velluti controtagliati, soprarizzi, lampassi e broccati. La sede Ca' Pisani Rubelli, visitabile su appuntamento, raccoglie oltre 6.000 documenti tessili databili tra la fine del Quattrocento e la prima metà del Novecento, e include anche i preziosi velluti in seta eseguiti per la Casa Reale Savoia agli inizi del XX secolo. 

Se proseguite in Salizada San Samuele, al civico 3338, sulla destra, è visibile la targa che ricorda la casa veneziana di Paolo Veronese, dove l’artista morì il 19 aprile 1588. Proseguite ancora dritti in Calle de le Carrozze fino a giungere in Campo San Samuele, dove potrete fare una sosta su una panchina con vista sul Canal Grande. Da qui si può accedere a Palazzo Grassi, che ospita mostre d’arte contemporanea della collezione Pinault, tra le più grandi raccolte private al mondo di esposizioni monografiche o tematiche.

A soli pochi minuti a piedi da Campo San Samuele sorge il Gran Teatro la Fenice, uno dei più prestigiosi teatri al mondo. Ritornate verso Campo Santo Stefano, imboccate Campiello Santo Stefano e proseguite dritti fino a Campo Sant’Anzolo. Da qui procedete a destra in Calle del Cafetier alla volta di Campo San Fantin, dove incontrerete il teatro sulla vostra destra. Pensato nel 1789, inaugurato il 16 maggio del 1792, La Fenice è oggi il Teatro di Venezia. La visita guidata del Teatro, tra gli stucchi e gli ori delle prestigiose sale, consente di scoprire retroscena e segreti della Fenice e dei suoi protagonisti, ripercorrendone la storia dalle origini fino ai nostri giorni. Il Teatro ospita anche una mostra permanente dedicata a Maria Callas e ai suoi anni di attività a Venezia.

L’itinerario è giunto al termine, da qui potrete decidere di collegarvi all'itinerario Chiese monumentali, sinagoghe e Scuole Grandi: passeggiata multiculturale a Cannaregio, oppure potrete facilmente raggiungere altri punti di interesse della città come Rialto o San Marco seguendo le numerose insegne gialle.

Informazioni utili:

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Gran Teatro La Fenice

Il Gran Teatro La Fenice



Fonti

  • Guida Rossa Touring Club Italiano. 2005. Venezia. La biblioteca di Repubblica

  • Giulio Lorenzetti – Venezia e il suo estuario, 1974

  • 1999. Calli, Campielli e Canali – Guida di Venezia e delle sue isole. Edizione Helvetia

  • Marina Crivellari Bizio. 2009. Campi Veneziani – Storia e segreti dei campi veneziani. Filippo Editore Venezia

  • Mariagrazia Dammicco. 2013. Guida ai Giardini Veneziani. La Toletta Edizioni.

  • Visite guidate e non in alcuni punti di interesse tra i quali chiese, musei, mostre e botteghe di artigianato etc.

  • Itinerari Veneziani, Marsilio

  • https://www.comune.venezia.it/

  • https://www.veneziaunica.it/


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