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Castello

Il sestiere di Castello occupa tutta la parte orientale della città. È in gran parte caratterizzato dalla presenza dell'Arsenale, vasto complesso simbolo della potenza marittima della Repubblica di Venezia.

Il sestiere si distingue inoltre per aree urbanistiche assai differenti: a ovest dell'Arsenale vi è una zona densamente popolata e ricca di monumenti molto antichi, mentre la parte ad est dell'Arsenale si sviluppa attorno all'isola di San Pietro, legata alle origini della città e antica sede della Cattedrale di Venezia, e all'isola di Sant'Elena, che ospita uno dei distretti più recenti costruiti in città.

Questo itinerario parte dall'Arsenale per terminare al ponte di Rialto, fulcro dell'attività marinara e commerciale della Repubblica. Per motivi logistici, viene esclusa l'isola di San Pietro, che il visitatore curioso e attento potrà visitare separatamente.


Di fronte all'imbarcadero del vaporetto dell'Arsenale si trova un edificio di colore rosso mattone scuro con delle merlature chiamato “degli antichi Forni”. Qui venivano confezionate le gallette salate che i marinai della flotta veneziana portavano a bordo durante le lunghe traversate. Accanto a questo edificio vi è la calle omonima (Calle Forni), stretta e lunga. Percorrendola in tutta la sua lunghezza si arriva in campo dell'Arsenale, fondato presumibilmente intorno al 1150, il grande cantiere navale dove venivano costruite le galere della Repubblica di Venezia. Il suo portale di accesso venne eretto nel 1460 ed è considerato uno dei primi esempi di stile rinascimentale a Venezia. Venne arricchito man mano con una loggia, statue allegoriche e con i quattro leoni posti ai suoi lati, tra cui il Leone del Pireo, trasferito a Venezia dalle truppe del Morosini dopo la presa di Atene (29 settembre 1687) nel corso della Guerra di Morea.

Seguendo la fondamenta a sinistra si arriva alla chiesa di San Martino. La chiesa venne fondata, secondo la tradizione, all'inizio del VII secolo e ricostruita nel 1545 su progetto dell'architetto Jacopo Sansovino. Il suo interno è molto semplice, conserva affreschi e decorazioni barocche e tardo barocche, fra le quali spicca la tomba del doge Francesco Erizzo del 1633.

Attraversato il ponte dei Penini, costeggiando il Rio de le Gorne, si ammirano nuovamente le mura dell'Arsenale sino a giungere in Campo de le Gorne, che prende il suo nome dalle numerose “gorne”
(doccioni) ancora esistenti. Il pozzo situato al centro del campo risale al XIV sec. Proseguendo per Calle del Bastion e Calle de le Muneghette, si giunge in Campo do Pozzi, così chiamato per la presenza, un tempo, di due vere da pozzo. Oggi se ne vede solo uno con la rappresentazione dei due antichi pozzi, insieme alla figura di San Martino e di tre angeli, che simboleggiano la Santissima Trinità.

Le calli successive del Forno e degli Scudi rendono il percorso ancora più labirintico terminando infine in Campo de le Gate, il cui nome non ha nulla a che vedere con i numerosi gatti che popolavano Venezia una volta. Il toponimo si riferisce ai legati pontifici che vivevano nel palazzo della nunziatura. Inoltre un'iscrizione ricorda che Ugo Foscolo abitò in questo “sestiere” tra il 1792 e il 1797.


Variante

Dal Campo de le Gate proseguire per la Calle dei Furlani, fino a raggiungere l'antica Chiesa di San Giovanni Battista e il suo convento, tuttora sede dell'Ordine dei Cavalieri di Malta, sorta sul luogo dell'insediamento dei Cavalieri Templari, passato ai Cavalieri di San Giovanni dopo l'abolizione dell'Ordine dei Templari (1313). La chiesa, recentemente restaurata, non è sempre accessibile, ma si può sempre provare. Accanto sorge l'edificio della Scuola Dalmata dei Santi Giorgio e Trifone, un'antica confraternita ancora esistente, vero e proprio “patrimonio vivente” nonché scrigno prezioso di un famosissimo ciclo pittorico di Vittore Carpaccio che racconta le storie dei tre santi patroni di questa comunità. La Scuola Dalmata è aperta regolarmente al pubblico tutti i giorni dalle 9:30 alle 17:30, al lunedì solo al pomeriggio dalle 13.

Proseguendo poi per la Fondamenta dei Furlani fino alla Chiesa di Sant'Antonin e poi lungo l'omonima salizada, si accede al Campo della Bragora, in cui si trova la Chiesa di San Giovanni Battista in Bragora,
ricca di dipinti del Quattrocento e Cinquecento, meta di pellegrinaggio di amanti della musica di tutto il mondo che vi si recano per sostare davanti al fonte battesimale dove fu battezzato Antonio Vivaldi, per molto tempo parrocchiano e insegnante di musica presso il vicino Ospedale della Pietà (orfanotrofio).


Percorso principale

Se invece dal Campo delle Gate si procede per la Salizada delle Gate e la Salizada di San Francesco (il termine “salizada” sta a significare strada selciata) e continuando sempre diritti, si comincia ad intravedere la chiesa di San Francesco della Vigna. La chiesa venne fondata dai frati francescani osservanti e prese il nome, secondo la tradizione, dalla vigna che Marco Ziani, figlio del doge Pietro Ziani, avrebbe donato ai frati. L’edificio sorse sul sito dove, secondo la leggenda, San Marco si fermò al suo ritorno da Aquileia. Si narra che l'evangelista vi avesse trovato rifugio dopo un temporale e che gli fosse apparso in sogno un angelo che pronunciò le seguenti parole: “Pax tibi Marce Evangelista Meus” per annunciare la profezia secondo la quale il suo corpo avrebbe un giorno trovato eterno riposo nelle isole della Laguna.

Nel 1534 il doge Andrea Gritti pose la prima pietra della nuova chiesa che venne progettata dai due architetti più famosi a quel tempo: Sansovino e Palladio. L'interno a unica navata è suddiviso in numerose cappelle laterali appartenenti a famiglie patrizie che le abbellirono con opere di grande pregio artistico, come le numerose Madonne con il Bambino e Santi di Negroponte, Giovanni Bellini e Paolo Veronese. Di notevole interesse sono pure i chiostri del XV e XVI secolo. Visitabile.

Di fronte alla chiesa si trova il Palazzo della Nunziatura Apostolica, un fabbricato cinquecentesco in origine della famiglia Gritti acquistato dal governo della Serenissima Repubblica nel 1564 ed in seguito donato a Papa Pio IV e adibito a residenza dei Nunzi Apostolici. Il colonnato che lo unisce alle case è più recente.
La calle di San Francesco sbuca in fondamenta Santa Giustina, dove si erge la chiesa di Santa Giustina, oggi parte di un complesso scolastico, dedicata alla santa nel cui giorno (17 ottobre del 1571) venne vinta la battaglia di Lepanto dai veneziani contro i turchi.

Dalla fondamenta si attraversa il ponte e si percorre la salizada arrivando in Campo Santa Giustina. Di fronte, si imbocca Calle del Cafetier, nome che deriva da un’antica bottega da caffè che qui si trovava. Si percorre poi Barbaria de le Tole. La calle prende il nome dai numerosi magazzini di legname che vi si trovavano fin dai tempi antichi. Verso la fine della Barbaria si possono ammirare le barocche facciate della chiesa di Santa Maria dei Derelitti (Ospedaletto). La facciata si presenta bizzarra e imponente, difficile da apprezzare se non ci si ferma proprio davanti, lungo la stretta calle. La chiesa fu costruita tra il 1662 e il 1674 da Giuseppe Sardi e Baldassare Longhena. Le opere nel suo interno risalgono al XVII e XVIII secolo e tra di esse spiccano "l'Annunciazione" di Jacopo Palma il Giovane e il "Sacrificio di Isacco" , opera giovanile di Giambattista Tiepolo. Visitabile su richiesta l'antica sala della musica del XVIII secolo. Vedi: http://www.scalacontarinidelbovolo.com/sala-della-musica/

Proseguendo si arriva nel bellissimo Campo dei Santi Giovanni e Paolo, dominato dall’omonima chiesa gotica. La chiesa fu iniziata nel 1246 dai frati Dominicani su un terreno paludoso donato loro nel 1234 dal doge Jacopo Tiepolo dopo una visione avuta in sogno. Vero monumento alla storia civile e militare della Repubblica. Al suo interno trovano sepoltura numerosi Dogi, Capitani da Mar e Condottieri di terra. Tra i dipinti da ricordare: la Pala di San Vincenzo Ferreri di Giovanni Bellini (ca.1465), Sant' Antonino che distribuisce le elemosine di Lorenzo Lotto, nonché le opere del Veronese nella Cappella del Rosario.
(Orario 9.00- 19.00 esclusa la domenica apertura solo pomeridiana. Ingresso 3,5 euro)

Accanto sorge la Scuola Grande di San Marco, opera dei Lombardo e del Buora (1487 – 1490) e, in parte del Codussi (1495), antica sede di una confraternita di devozione, ora parte del complesso dell'Ospedale Civile di Venezia e sede del museo degli strumenti chirurgici e di una antica farmacia. Entrambi sono visitabili (http://www.scuolagrandesanmarco.it/). Ne vale veramente la pena.

Al centro del campo si trova il monumento equestre a Bartolomeo Colleoni, scolpito da Andrea Verrocchio alla fine del XV sec. La ragione per cui la statua si trova in questo luogo è curiosa. Colleoni, condottiero bergamasco al servizio di della Repubblica di Venezia, lasciò, alla sua morte, gran parte delle sue ricchezze alla Repubblica a condizione che gli fosse dedicato un monumento in Piazza San Marco. Ciò era vietato dagli statuti della città e il monumento venne così innalzato di fronte alla Scuola di San Marco, che comunque ne portava il nome.

Si attraversa ora il ponte che conduce a Calle Larga Gallina e poi a Fondamenta Piovan, e per un po' si procede lungo il confine tra i sestieri di Castello e Cannaregio. A sinistra si fa il ponte di Santa Maria Nova che conduce ad ammirare la facciata di una delle più pittoresche e amate chiese veneziane: Santa Maria dei Miracoli. Questa chiesa, completata da Pietro Lombardo nel 1489 e decorata da eleganti marmi policromi, fu costruita per ospitare un dipinto della Vergine con Bambino del 1404, considerato miracoloso dagli abitanti del luogo e per questo degno di avere un luogo consono per essere adorata. Orario: vedi http://www.chorusvenezia.org/

Si svolta a sinistra in Calle Castelli e arrivati in fondamenta a sinistra si ammira il bellissimo portone in legno del palazzo tardo-gotico Soranzo-Van Axel. Si costeggia la fondamenta attraversando il Ponte del Cristo e si arriva in Campo Santa Marina la cui chiesa sorgeva dove vi sono le abitazioni ai civici 6067 e 6068. Ogni anno il doge, nel giorno titolato alla santa (17 luglio), visitava la chiesa in ricordo della riconquista di Padova perduta durante la guerra mossa a Venezia dalla lega di Cambrai (1509). Per un po' siamo di nuovo nel Sestiere di Castello.

Si attraversa ora il campo in diagonale, e si prende il Soteportego Scaleta. Alla fine della calle omonima, dopo il ponte, si entra in Corte Seconda del Milion, e siamo di nuovo sbarcati a Cannaregio. La corte è famosa perché corrisponde al luogo delle case duecentesche di Marco Polo e della sua famiglia. A ricordare i tempi antichi, pregevoli resti di architettura veneto-bizantina (XI e XII sec). Attraverso un magnifico arco con decorazioni marmoree dell’XI e XII secolo si raggiunge il Teatro Malibran, così denominato nel 1834 in onore della celebre cantante. Fu costruito nel 1667 dalla famiglia Grimani che gestiva in città ben tre teatri.
Si prosegue attraverso Calle del Teatro e si giunge alla Chiesa di San Giovanni Crisostomo. Eretta nel 1497 su disegno di Tullio Lombardo, con interno a croce greca. La chiesa venne intitolata al patriarca di Costantinopoli, famoso per le sue orazioni, e fu costruita da Mauro Codussi, architetto lombardo che introdusse l'architettura della Rinascenza a Venezia. Tra le opere più importanti da ricordare: il "San Girolamo" di Giovanni Bellini, la sua ultima opera, e "San Giovanni Crisostomo e Santi" di Sebastiano del Piombo. Orario: tutti i giorni dalle 7 alle 19.

Si volta a sinistra lungo salizada San Giovanni Crisostomo. Dopo il ponte si incontra un famoso edificio: il Fontego dei Tedeschi. L’antico edificio, distrutto da un grave incendio nel 1505, era utilizzato come emporio e abitazioni dai mercanti tedeschi mentre erano a Venezia per affari. Fu ricostruito immediatamente a spese dello Stato veneziano. Divenne famoso per le decorazioni ad affresco. La facciata sul Canal Grande eseguita dal Giorgione, quella sulla calle dal Tiziano. Oggi ne rimangano solo due frammenti conservati, uno all’Accademia, l’altro alla Cà d’Oro.

Costeggiando l’edificio si giunge in Campo San Bartolomeo dall’omonima chiesa che, quasi invisibile, ancora oggi vi si erge. Il campo fu ampliato abbattendo alcune case nel 1858 e nel 1883 si inaugurò la statua del Goldoni che campeggia al centro dello stesso. Notevole è la facciata di Palazzo Moro che risale al 1300.

Termina qui il nostro itinerario. A destra, ai piedi del ponte di Rialto, si trova l’imbarcadero.

Itinerario a cura di:


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